Home Sweet Home - Part 3
(Un’estate italiana - G. Nannini e E. Bennato)
Who has not sung at least once the catchphrase that accompanied an entire generation to cheer our national football team during "Italia 90" which then, alas, we lost miserably on penalties in the semifinals against Maradona's Argentina, probably the greatest champion ever, recently disappeared.
That song not only baptized that period that we all remember anyway with a smile but, often, is repeated on other important football occasions. It is the song that unites us in front of our love for football, which makes us closer to the table with the hated Inter or Lazio cousins and vice versa.
This year, therefore, we felt united in the pandemic, in the joy of a European Championship final that we had not won since 1968 and which, of course, brought back old and bad memories of a final lost 21 years ago with Trezeguet's golden goal.
Our Italy Team in 2000
And here we are, from Italy to Hong Kong, to suffer for more than two hours for a final whose result remained hanging by a thread until the end, until the last penalty that made us light, joyful, free to cheer and smile and fully experience a moment of pure joy after a year and a half of bans, sadness, lockdowns and bad news.
Is it time for our rematch? That the (deserved) victory at the European Championships is really the point from which to restart and get back on top?
From a recent statistic, we learn, not without a streak of disappointment, that the Covid effect on football has left its mark. The European market contracted by 13% in the 2019-20 season, while overall revenues fell by -3.7 billion euros.
Serie A lost about 18%, generating revenues of 2.1 billion. "It will take several years before the overall financial impact of the COVID-19 pandemic on European football is known. We are now starting to see the extent of the pandemic on European clubs," said Dan Jones, partner and head of the Sports Business Group by Deloitte.
The world of football, therefore, is suffering like every sector. Here, then, comes the national team to try to bring back the smile and unite a country that has always been as beautiful as divided from north to south, especially after a year and a half in which the pandemic has created a chasm and separated friendships, families, no vax and pro vax and so on and so forth.
Serie A logo
But let's take a closer look at the sociological analysis of Professor Alessandro Dal Lago who taught Sociology of Cultural Processes at the University of Genova. Among his books there is also "Description of a battle. The rituals of football ”, in which he argues that attending a match means falling into a tangle of social, economic, symbolic, playful and political realities.
When asked how much this victory can truly change the country, the Professor replies that Italy is trying to get out of one of the most horrible periods in its history, from the pain and fatigue of last year. There is still the political and economic crisis. But all this waving the flags expresses a sort of bizarre national community that will last as long as it will last and then, probably, we will be more divided than before. Yet everyone saw the game; it is strange that in a country like Italy football has this glue function, which gives great collective consolation.
Italian supporters in Rome during the European Championship final
This analysis, as well as finding agreement, asks us countless questions related to our culture, to the origins of this division which is not only general in our Country but is also reflected in the social life of each of us, in a divided community, in increasingly closed groups even abroad in a situation it would be nice to be united at all times and not just hug each other in front of a sport success.
In the end, the football team is a bit of a metaphor for our society: there is the altruist who plays for the team because the important thing is to be strong as a team, the individualist - selfish who seeks glory for himself, never passes the ball and often ends up losing it and the wise man, the coach, who dispenses advice and tactics to succeed in achieving the team goals.
And with the memory of this victory that we all lived happily, hugging each other on the balconies and honking the horn all night through the deserted streets of a surreal Milan, and some reflections about the Belpaese, as we still like to name Italy, our trip ends. In the hope that our life comes back to normal and that the classic "see you soon" is an achievable promise and not a mirage, we return to Hong Kong, to quarantine and to our everyday life.
Stay tuned, next week we are back with the interviews of "The best youth" with Marco Li Votes - Holy Cannoli!
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Italian version
Sotto il cielo di un'estate italiana
E negli occhi tuoi voglia di vincere
Un'estate, un'avventura in più”
Chi non ha cantato almeno una volta il tormentone che ha accompagnato una generazione intera a tifare la nostra Nazionale durante “Italia 90” che poi, ahime’, perdemmo miseramente ai rigori in semifinale contro l’Argentina di Maradona, probabilmente il piu’ grande Campione mai esistito e recentemente scomparso.
Quella canzone non solo aveva battezzato quel periodo che tutti ricordiamo comunque con un sorriso ma, spesso, viene riproposta in altre importanti occasioni calcistiche . E’ il brano che ci unisce davanti all’amore per il calcio, che ci fa stare vicini al tavolo con l’odiato cugino interista o laziale e vice versa.
Quest’anno, quindi, ci siamo sentiti uniti nella pandemia, nella gioia di una finale del Campionato Europeo che non vincevamo dal 1968 e che, naturalmente, rimandava vecchi e brutti ricordi di una finale di 21 anni fa persa col golden goal di Trezeguet.
Ed eccoci qui, dall’Italia ad Hong Kong, a soffrire per piu’ di due ore una finale il cui risultato e’ rimasto appeso ad un filo fino al termine, fino all’ultimo rigore che ci ha reso leggeri, gioiosi, liberi di esultare e sorridere e vivere appieno un momento di gioia pura dopo un anno e mezzo di divieti, di tristezza, lockdown e pessime notizie.
Che sia il momento della nostra rivincita? Che la vittoria (meritata) ai Campionati Europei sia davvero il punto da cui ripartire e risalire la china?
Da una recente statistica, apprendiamo non senza una vena di disappunto, che l'effetto Covid sul calcio ha lasciato il segno. Il mercato europeo ha subito una contrazione del 13% nella stagione 2019-20, mentre i ricavi complessivi sono diminuiti di -3,7 miliardi di euro.
La Serie A ha perso circa il 18% , generando ricavi per 2,1 miliardi. "Ci vorranno diversi anni prima che si conosca l'impatto finanziario complessivo della pandemia da COVID-19 sul calcio europeo. Ora stiamo iniziando a vedere la portata della pandemia sui club europei", ha dichiarato Dan Jones, partner e capo dello Sports Business Group di Deloitte.
Anche il mondo del calcio, quindi, sta soffrendo come ogni settore. Ecco che, quindi, arriva la Nazionale a cercare di riportare il sorriso e a unire un Paese che, da sempre, e’ tanto bello quanto diviso da nord a sud, specie dopo un anno e mezzo in cui la pandemia ha creato una voragine e separato amicizie, famiglie, no vax e pro vax e chi piu’ ne ha, piu’ ne metta.
Ma vediamo piu’ da vicino l’analisi sociologica del Professor Alessandro Dal Lago che ha insegnato Sociologia dei processi culturali all’Università di Genova. Tra i suoi libri c’è anche “Descrizione di una battaglia. I rituali del calcio”, in cui sostiene che assistere a una partita significa piombare in un groviglio di realtà sociali, economiche, simboliche, ludiche e politiche.
Alla domanda riguardante quanto questa vittoria possa veramente cambiare il Paese, il Professore risponde che l’Italia sta cercando di uscire da uno dei periodi più orribili della sua storia, dal dolore e dalla stanchezza di un anno fa. C’è ancora la crisi politica e quella economica. Ma tutto questo sventolare le bandiere esprime una sorta di bizzarra comunanza nazionale che durerà quello che durera’ e poi, probabilmente, saremo più divisi di prima. Eppure la partita l’hanno vista tutti; è strano che in un Paese come l’Italia il calcio abbia questa funzione di collante, il che dà una grande consolazione collettiva
Questa analisi, oltre che trovarci d’accordo, ci pone innumerevoli domande legate alla nostra cultura, alle origini di questa divisione che non e’ solo generale del nostro Paese ma si riflette anche nella vita sociale di ognuno di noi, in una comunita’ divisa in gruppi sempre piu’ chiusi anche all’estero in una situazione in cui bisognerebbe ritrovare unita’ e condivisione in ogni momento e non solo per abbracciarsi di fronte ad una vittoria sportiva.
Alla fine dei conti la squadra di calcio e’ un po’ una metafora della nostra societa’: c’e l’altruista che gioca per il team perche’ l’importante e’ essere forti come squadra, l’individualista – egoista che cerca la gloria per se stesso, non passa mai la palla e finisce spesso col perderla e il saggio, l’allenatore, che dispensa consigli e tattiche per riuscire nei propri scopi.
E col ricordo di questa vittoria che tutti abbiamo vissuto allegramente, abbraciandoci sui balconi e suonando i clacson tutta la notte per le strade deserte di una Milano surreale, e qualche riflessione sul Belpaese, come ci piace chiamarlo, termina il nostro viaggio a casa. Nella speranza che la nostra vita ritorni come prima e che il classico saluto “ci vediamo presto” sia una promessa realizzabile e non un miraggio, rientriamo ad Hong Kong, alla quarantena e alla nostra vita di tutti i giorni.
Stay tuned, la prossima settimana torniamo con le interviste de “La meglio gioventu’” con Marco Li Voti – Holy Cannoli!