A little BIT of green... part 2
“When the last tree is cut, the last fish is caught, the last river is polluted and when to breathe the air is sickening, you will realize, too late, that wealth is not in bank accounts and that you can’t eat money.”
We left you last week with the first part of this interview with Marco Sala. In the first part we talked about BIT, about the sustainable choices that have led the company to be sustainable all round. Today, however, we will focus more on society and the efforts we should all make to improve our environment and, or course, our lives.
M: Very much. Very often I also see in other Italian companies there would be a desire to acquire this awareness, but it costs too much..
M: Yes. But then doing something sustainable is difficult. For example, earlier we talked about packaging. I see many products that are described as sustainable, but then their packaging is not. In fact, the value of the packaging is probably higher than the internal product itself. And so we still have a lot of polystyrene which then flies and you no longer know where it goes.
Trying something new, even if it costs more, can position you higher.
We also wanted to focus on luxury for another reason. Many times the luxury market is a precursor and when it makes choices, they are imitated. Maybe they are not understood at first, but imitated regardless. If I go to Armani and find BIT in the mise-en-place in Sant Moritz, maybe I think I can do it in my restaurant too... because in the end if it's "cool" then it's fine with me too!
In the last 15 years we've been told that we could dress in very cheap clothes coming from the other side of the world and that we could constantly change everything: cars, travel a lot and move continuously. We need to consume more consciously. I understand that it is probably a slightly backwards passage, but it is a passage that give value to fundamental concepts.
We have to see that a dress that costs €10 probably brings around a story we don't like to wear and therefore we have to choose a dress that perhaps costs €100 which however carries with it a story that represents us, made up of people, of choices and so on.
We have to do less and do it better and then it certainly takes a bit of courage.
In your opinion, how much do restaurants use circularity? How sustainable are they?
Then at home we all have fridges full of ingredients that we maybe throw away. We tend to do what is convenient for us because we can get anything faster and at a fairly low price... see Amazon!
M: A lot! Many small restaurants are disappearing giving space to the chains. In my opinion it is not a negative thing when these chains have sustainability criteria that the small restaurant perhaps did not have. 90% of our sales come from medium-sized restaurant chains which are also the most sustainable and have a type of clientele you can talk to about these issues.
The transition from today's turnover to tomorrow's is a little more complicated because each step leaves its mark.
Certainly, in my vision it is a company that will always be small because it still makes production choices for very specific targets.
In 10 years, our idea is to innovate more and more and find increasingly better production techniques, increasingly satisfying circular economy products, hoping that customers will follow this type of path.
A: Compared to your competitors, what is your strength and what you might be missing?
Another value is humanity which comes even before the product, because behind the product there are ideas, there is always a person who conceptualized them. I see storytelling in very few companies, and it is what can save us in the future. Today artificial intelligence can do many things, but I think showing who you are, will still make the difference!
Word of mouth has worked a lot for us. What will save us in the future will be the network of people we know and people we trust.
M: Many can make a cheaper product than ours because perhaps they have larger dimensions and a broad commercial network. But then what differentiates us? Our history.
M: Yes, Northern Europe. We have tried many times, and it sounds strange because they should be most interested in our products. Probably, since they arrived at the concept of green economy and sustainability before anyone else makes it a difficult market to reach.
The excessive use of cars in cities which have a good public transport network, represents the concept of "convenience" that Marco spoke about. We think it is better to sit in the car, face kilometres of queues and get to the office, rather than leaving the house to take public transport. It is the mentality, the common thought, that needs to change and thanks to precursors like BIT and other virtuous companies, we will slowly enter the right path towards a society that pollutes and wastes less.
See you next time and stay tuned!
A little BIT of green…
“La società moderna non troverà alcuna soluzione al problema ecologico se non esaminerà seriamente il proprio stile di vita”
Il nuovo anno e’ iniziato e ci siamo lasciati alle spalle il 2023. In Europa e’ ufficialmente inverno e, prima di uscire di casa, apriamo l’armadio scegliendo i capi piu’ pesanti. Largo a cappotti, maglioni cappelli e guanti. Il Sud Est Asiatico e’ lontano, come il ricordo di inverni miti e temperature sopra i 20 gradi.
Prendiamo atto che il freddo ci accompagnera’ ancora per qualche tempo (come e’ giusto che sia!) e ci prepariamo ad andare a Valmadrera, un piccolo centro sul ramo lecchese del Lago, a soli 20 minuti dalla casa del Manzoni, quella da cui lo scrittore prese spunto per l’incipit del suo piu’ celebre romanzo (1). E’ una strana giornata uggiosa e la nebbia, che credevamo si fosse estinta da anni, e’ tornata a farsi protagonista in questa mattinata sfuocata, per poi sparire come un sipario che si apre cedendo il passo ad un timido sole, non appena giungiamo nei pressi del lago. Magia!
Marco Sala e il suo team ci accolgono con calore raccontandoci le ultime novita’ del catalogo che, tra le altre cose, propone una collezione di napkins in viscosa di canapa e cellulosa setosa e morbidissima al tatto e il nuovissimo “the luxe” con colori piu’ brillanti e definiti grazie all’utilizzo di un nuovo macchinario.
BIT e’ un’azienda in continuo rinnovamento di idee; nulla resta come e’ stato concepito all’inizio e ogni prodotto viene interpretato in modo dverso per migliorarlo, renderlo piu’ resistente e durevole senza dimenticare il valore della sostenibilita’ e la qualita’.
E’ proprio questa la parola d’ordine al centro della nostra chiacchierata: la sostenibilita’ e la strada da percorrere per cercare di rendere aziende e privati piu’ consapevoli delle scelte che fanno per non lasciare in eredita’ ai nostri figli, in un futuro piu’ o meno prossimo, un pianeta morente.
E’ un argomento che ci sta molto a cuore da quando abbiamo realizzato che in Asia ci sono comportamenti diffusi poco virtuosi e governi molto poco responsabili in materia di riciclo, responsabilita’ ambientale e spreco.
A: Allora parlami un po di BIT: come ti è nata l’idea di creare questo concept?
M: Il tutto nasce 7 anni fa con un'idea ben precisa che era quella di inventare soluzioni single use, soprattutto perché c'è una differenza tra un prodotto e una soluzione, noi vogliamo creare proprio una soluzione a un problema attraverso tre canoni fondamentali: volevamo essere innovativi creando soluzioni che non esistevano sul mercato.
Volevamo che fossero made in Italy in un'accezione molto ampia, cioè il il made in Italy pensato come attenzione ai dettagli, attenzione alle materie prime, ma anche all'artigianalità e al design: tutte cose che poi compongono il made in Italy. E poi importantissimo punto, che è quello della sostenibilità, volevamo che tutti i prodotti fossero sostenibili. È stato un percorso molto lungo che ci ha fatto capire molto sulla sostenibilità.
Perche’ c'è una sostenibilità semplice ed una diffusa. Noi volevamo spingere sempre di più e ogni anno tendiamo a spingere sempre di più su questa sostenibilità diffusa. Che cosa voglio dire? Che la base dell'essere sostenibili è creare un prodotto che di fatto si rigenera, che entra in un'economia circolare.
A: Quanto è sufficiente oggi questo concetto di sostenibilita’?
M: Era sufficiente 7 anni fa, quando siamo partiti, oggi non è più sufficiente.
Quello che significa oggi essere sostenibili è creare un prodotto sostenibile attraverso dei processi che sono sostenibili attraverso l'utilizzo di materie prime che sono sostenibili, attraverso una supply chain che è sostenibile, cioè quindi una sostenibilità diffusa.
In Bit, abbiamo sposato questo percorso. Ad esempio quando abbiamo scelto come materia prima il bambù, lo abbiamo fatto perché era la materia prima più sostenibile, una pianta che cresce con pochissima necessità di acqua, una pianta infestante.
Inoltre e’ una pianta, non un albero, che è una differenza importante. L'albero lo tagli e muore mentre la pianta la tagli e ricresce, ha una durata media lunga e una crescita accelerata e un processo produttivo meccanico e non chimico: tutte caratteristiche che lo ponevano a vantaggio di altre materie prime, per esempio del cotone che ha bisogno di tantissima acqua e necessita di metodi produttivi antiquati.
Però non è sufficiente. Come passi da una materia prima a un prodotto finito? Per portare il tessile in bobina abbiamo utilizzato dei fornitori che, oltre a risparmiare tantissima acqua, la rimettevano in circolo nel processo produttivo, purificandola e riutilizzandola.
Ci affidiamo a dei fornitori che utilizzano solo Energia sostenibile, per esempio in Austria, dove abbiamo iniziato a lavorare, tutta la fabbrica è alimentata da energia idroelettrica.
Poi una volta realizzato il prodotto, si decide come imballarlo non utilizzando più la plastica ma un amino di mais, quindi anch'esso compostabile. Poi si imballa in un cartone riciclato e non utilizziamo più uno scotch plastificato ma di carta senza processi chimici. Tutto questo ti porta ad avere una totalita’ sostenibile.
Uno dei motivi per cui abbiamo scelto anche la canapa e’ perche’ e’ reperibile facilmente in Europa. Questo significa non dover spostare dei container di materia prime... il che dimostra se sei un'azienda green o no.
A: Cosa cambia rispetto al concetto di sostenibilita’ che conoscevamo un tempo?
M: Quello che sapevamo 8 anni fa era che un prodotto doveva essere compostabile. Oggi sappiamo che dobbiamo avere centinaia di skills in più rispetto al passato.
In questo BIT tende sempre a non fermarsi, a migliorare sempre un prodotto: non è detto che deve qualcosa debba essere fatta sempre nello stesso modo anche in futuro.
Anche le persone che lavorano per questa azienda sono cosi, e anche i collaboratori che abbiamo accanto. E poi il concetto di rebirth.. e’ stato fantastico questo viaggio.
A: Esatto, parlami di “Rebirth”
M: Dove dobbiamo arrivare? Ci poniamo un nuovo obiettivo e cerchiamo un’altra strada per salire. E’ stato fondamentale anche il target di clienti che ci siamo scetti, che sono aziende che spesso fanno scelte molto lontane dalla sostenibilità per una serie di motivi. Il lusso dimentica la sostenibilità in virtù di altri concetti che per loro sono preponderanti.
Per noi è stato un percorso anche di insegnamento del tipo: tu fai le cose così, io ti posso dare lo stesso prodotto però faccio sì che questo prodotto sia sostenibile in modo che tu abbia l'occasione di raccontare ai tuoi clienti che non sei solo bello ma anche sostenibile grazie alle tue scelte. E questo ti assicuro che è una proposta che ha avuto tantissimo seguito. Noi lavoriamo nel mondo del lusso, non solo con Gucci, con Armani e con tantissime eccellenze italiane che hanno sposato questa idea.
A: Ma secondo te quanto questi brand del lusso poi comunicano adeguatamente le scelte sostenibili che fanno? Perché tante aziende parlano di sostenibilità, ma spesso si tratta di greenwashing...
M: È stato un percorso un po complicato. Quelli che ci hanno scelto e che hanno scelto i nostri prodotti l'hanno fatto, magari all’inizio, per una scelta di marketing. Fatto sta che quello che facciamo e’ cercare di accrescere la consapevolezza che secondo me arriva dopo anche perché tutti quelli che scelgono i nostri prodotti non tornano mai indietro. Quindi direi che acquisiscono la consapevolezza che non possono fare un passo indietro, che non possono trovare un sostitutivo, magari più economico, magari più veloce. Questo comunque dopo li porta a posizionarsi in maniera corretta. C’e un’altra cosa che funziona molto bene: questi grandi marchi del lusso non fanno solo comunicazione esterna, ma anche interna; ad esempio, tantissime mense aziendali utilizzano i nostri prodotti, quindi in qualche maniera stanno dicendo anche ai loro dipendenti che la scelta aziendale e’ quella di percorrere una direzione verso la sostenibilita’.
Per esempio c'è un dato importante: tantissimi nostri clienti Premium utilizzano il marchio BIO bamboo sui loro prodotti, il che vuol dire che in un certo senso questo tipo di comunicazione serve.
È chiaro che e’ un piccolo passo, però cerchiamo, in questo modo, di spingere poi il cliente a comunicare agli altri e nel momento in cui comunichi, piano piano ACQUISISCI consapevolezza.
A: Quanto secondo te siamo ancora indietro, come paese?
Ma anche a livello europeo, quanto stiamo andando nella direzione giusta e quanto ci manca? Secondo me un po.
M: Tantissimo. Molto spesso io vedo anche in altre aziende italiane ci sarebbe voglia di acquisire questa consapevolezza ma costa troppo o non non si vuole poi fare questo passaggio.
A: Oggi è un trend, una moda quella di essere sostenibili?
M: Sì. Ma poi fare davvero qualcosa di sostenibile è diventato difficile. Ad esempio prima parlavamo di packaging. Io vedo tantissimi prodotti che sono raccontati come sostenibili, ma poi il loro packaging non lo e. Di fatto il valore del packaging è più alto probabilmente del prodotto interno stesso. E quindi abbiamo ancora tantissimo polistirolo che poi vola e non sai più dove va.
Provare qualcosa di nuovo, anche se costa di più, ti posiziona più in alto. Noi abbiamo la fortuna di posizionarci a livello molto alto e di avere quella nicchia di mercato che comunque è in grado di pagare i nostri prodotti e il loro valore, appunto di sostenibilità diffusa. Capisco che per dei prodotti più basici diventa difficile.
Volevamo puntare sul lusso anche per un'altro motivo, perché tante volte il mercato del lusso e’ precursore e quando fa delle scelte, vengono imitate. Magari non sono capite all’inizio, ma imitate a prescindere. Se io vado da Armani e trovo BIT nella mise-en-place a Sant Moritz, magari penso che posso farlo anche io nel mio ristorante.. perche’ alla fine se è “figo” allora va bene anche a me!
A: A livello personale, quali sono le tue abitudini sostenibili o green? O meglio, quali sono i tuoi consigli affinché magari una persona possa essere più attenta alla sostenibilità, in casa e fuori.
M: Io sono un po estremo! Quello che penso e’ che ci voglia una decrescita nei consumi. Dobbiamo consumare e comprare di meno! Non vedo un altro passaggio.
Negli ultimi 15 anni ci hanno raccontato che potevamo vestirci con abiti molto economici che venivano dall'altra parte del mondo e che potevamo cambiare continuamente tutto: anche auto, fare piu’ viaggi e spostarci continuamente. Dobbiamo consumare più consapevolmente. Capisco che probabilmente e’ un passaggio un po a ritroso, però è un passaggio che poi dà valore a dei concetti fondamentali. Un capo d’abbigliamento magari più durevole con qualità più alta, una lavorazione migliore, possiede sicuramente un'attenzione nella produzione.
Dobbiamo vedere che un vestito che costa 10 € probabilmente si porta dietro una storia che non è quella che vorremmo indossare e quindi dobbiamo ritornare a un vestito che magari ne costa 100 che però si porta dietro una storia che ci rappresenta fatta di persone, di scelte e molto altro.
Dobbiamo fare di meno e farlo meglio e poi sicuramente ci vuole un po di coraggio.
A: Sono d’accordo! Noi abbiamo sempre avuto a cuore il riciclo e cerchiamo di combattere gli sprechi. Anni fa intervistai Igles Corelli, inventore della cucina circolare e grazie ad alcuni suoi consigli, molti ingredienti che non sapevo come utilizzare e che buttavo, ora invece, vengono rimessi in gioco nelle ricette!
Secondo te i ristoranti quanto utilizzano la circolarita’? Quanto sono sostenibili?
M: È un tema fondamentale. Ne parlavo con i ragazzi di Mi Scusi (N.d.R: catena italiana che offre molte tipologie di pasta) che mi dicevano che la percentuale di spreco all'interno dei loro ristoranti era bassissima. Io l'ho trovato un dato che mi mancava completamente nella ristorazione. Secondo me è fondamentale fare meno anche lì, meno cose, più specifiche.
Poi in casa tutti noi abbiamo i frigo pieni di tantissime cose che poi magari si buttano via. Tendiamo a fare ciò che ci è comodo perche’ qualsiasi cosa la possiamo avere a un prezzo abbastanza basso e senza grandi sbattimenti.. vedi Amazon!
A: La ristorazione sta cambiando?
M: Tantissimo.Molti ristoranti piccoli stanno sparendo in virtù delle catene. Secondo me non è un approccio, non è una cosa negativa nel momento in cui queste catene hanno dei criteri di sostenibilità che il ristorante magari non aveva. Il 90% delle nostre vendite riguarda le catene di ristorazione di media grandezza che sono anche quelle più sostenibili e che hanno un tipo di clientela a cui puoi parlare di queste tematiche.
A: Come vedi BIT oggi e come la vedi domani?
M: E’ andato tutto bene fino ad oggi perché siamo ad un livello in cui ci possiamo permettere di fare tantissime cose, abbiamo un target di clienti una Revenue ampia, che ci darà la possibilità di fare delle scelte.
Il passaggio dal fatturato di oggi a quello di domani è un pochino più complicato perché ogni passaggio lascia il segno.
Sicuramente nella mia visione e’ un'azienda che rimarrà sempre di piccole dimensioni perché comunque fa delle scelte produttive, di target molto specifico.
Fra 10 anni la nostra idea è quella di innovare sempre di più, di non fermarci e trovare tecniche produttive sempre migliori, prodotti di economia circolare sempre più appaganti sperando che i clienti seguano questo tipo di percorso.
A: C'è un prodotto che non so ti piacerebbe realizzare? Un problema che ti piacerebbe risolvere con un prodotto?
M: nel cassetto noi abbiamo le lenzuola single use ecosostenibili. E’ un progetto che abbiamo portato avanti per tanto tempo che che io vedo come fondamentale per il tipo di hotelerie veloce con tanti clienti giovani. Si tratterebbe di un prodotto adatto per gli ostelli, i rifugi, per tutta un'ampia gamma di persone che usufruiscono di questo tipo di servizio. La forza che vedo nelle nostre salviette è quelle di di essere riutilizzate... più è un prodotto resistente piu’ lo uso quindi se lo utilizzo 5 volte, sto già risparmiando 5 prodotti. Il mio desiderio e’ di cercare di creare prodotti che durino un pochino di più.
A: Rispetto ai vostri competitor, qual e’ il tuo punto di forza e quello che ti potrebbe mancare?
M: Allora quello che abbiamo noi è la narrazione, l’esigenza di raccontare chi siamo, quello che vogliamo essere e il nostro percorso. E per me è fondamentale per il domani.. invece di nascondersi ci mettiamo in gioco.
Un altro valore e’ l’umanita’ che viene prima ancora del prodotto, perché dietro al prodotto ci sono le idee, c'è sempre una persona che le ha concettualizzate. Il racconto, lo vedo in pochissime aziende ed e’ quello che ci potrà salvare in futuro. Oggi l'intelligenza artificiale fa tantissimo ma e’ il mettersi in gioco come persona che rende il tutto piu’ onesto, che fa la differenza!
Per noi ha funzionato molto il passaparola, il fatto che io utilizzo un prodotto e lo racconto a un mio amico, a una persona di cui ho fiducia e che ha fiducia in me: “guarda, questo prodotto ha valore, prova anche tu.”
Quello che in futuro ci salverà sara’ il network delle persone che conosciamo e delle persone di cui abbiamo fiducia.
A: Sono d’accordo! E’ la personalità a fare la differenza. Spesso, in favore della tecnologia, dell'intelligenza artificiale, si perde l’autenticita’ che e’ magari il vero valore.
M: Molti possono fare un prodotto più economico del nostro perche’ magari hanno delle dimensioni più grandi di BIT e un’ampia rete commerciale. Ma allora cos'è che ci differenzia? La nostra storia.
A: C'è un un'area dove ti piacerebbe sviluppare di più la rete commerciale di BIT?
M: Si, il Nord Europa. Abbiamo provato molte volte ed e’ strano perche’ sono i paesi che dovrebbero essere più interessati ai nostri prodotti e che invece lo sono di meno. Di fatto, l'essere arrivati prima di tutti al concetto di green economy e sostenibilita’ li rende un mercato difficile da raggiungere.
A: E gli Stati Uniti?
M: Ci sono state tantissime richieste ma gli Stati Uniti funzionano in una maniera diversa dall’Europa: devi avere un centro distributivo in America, diversamente, non non è pensabile. Un centro logistico sul territorio americano per un prodotto door to door, diversamente no. E la struttura di Amazon ed e’ insita nel loro vivere, cioè un prodotto immediato.
Terminiamo la visita con un pranzo tutti insieme. Il silenzio che ci circonda, quello tipico di un piccolo centro abitato, ci fa riflettere sull’influenza del rumore. La frenesia e il chiasso di grosse citta’ come Milano o Hong Kong con i loro clacson delle auto in coda, il baccano e lo stress di molte persone che frequentiamo, sono forse parte del problema, esempi di vita poco sostenibile a livello sociale e ambientale.
L’uso smodato delle auto in citta’ ben servite dai mezzi pubblici rappresenta il concetto di “comodita” di cui parlava Marco. Pensiamo che sia comodo sederci in auto, affrontare chilometri di code e arrivare in ufficio, piuttosto che uscire di casa nell’ottica di prendere i mezzi pubblici. E’ la mentalita’, il pensiero comune, a dover cambiare e grazie a precursori come BIT e altre aziende virtuose, pian piano entreremo nel giusto percorso verso una societa’ che inquina e spreca meno.
Alla prossima!